La viola del pensiero e lo gnomo dei ruscelli

-Come sei buffa! Ih Ih Ih… – disse uno gnomo dei ruscelli che passeggiava nei pressi di un sentierino dove, era nata ed emergeva prepotente, una bellissima viola del pensiero.
– Ti ringrazio per il gentile complimento! Ecco un altro che pensa per metà! – rispose la viola del pensiero.
– Pensare per metà – disse stupito lo gnomo dei ruscelli – questo non me lo aveva mai detto nessuno.
– Pensare per metà vuol dire che sei appena al di là della soglia dell’apparenza. –
– Oh questa è alta filosofia. – si schernì lo gnomo.
– Vedi, quando voi non avete più argomenti tirate in ballo la filosofia e io invece ti dico che basta solo avere buon senso, e a te ne manca parecchio. –
Lo gnomo offeso si scusò con la viola: – Sai non volevo essere impertinente, il mio voleva essere un complimento! –
– Non si direbbe proprio, e allora raccontami, cosa vedresti in me? –
– Assomigli a un cane spinone. –
– Lo sapevo, descrivimi. –
– Hai sei petali… –
– Che acume… procedi. –
Lo gnomo, mogio per aver dimostrato la sua insensibilità alla viola, proseguì nella sua descrizione.
– Vedi, è la disposizione dei tuoi colori che ti fa assomigliare a uno spinone… –

Ed infatti la splendida viola aveva sei petali. Nei petali inferiori emergeva una folta barba color viola, un colore giallo tenue ne abbracciava il contorno ed una sfumatura viola molto più chiaro definiva il contorno dei petali stessi. I due petali centrali erano costituiti da due occhi della stessa intensità della barba da cui si diramavano striature viola che andavano ad invadere l’alone giallo che contornava lo sguardo del fiore. Le striature che si diramavano dagli occhi sembravano in tutto e per tutto le ciglia dei grandi occhi e la peluria attorno ad essi. Un cuore giallo pulsante costituiva il centro del fiore e componeva idealmente il naso dello spinone. Al di là della luce dello sguardo, come per la barba, una sfumatura viola creava il bordo dei petali mediani. Su in alto due petali viola intenso, costituivano le orecchie del fiore. Due grandi orecchie protese ad ascoltare.

– Sì, non c’è male, credevo peggio. – disse la viola dopo aver ascoltato la descrizione dello gnomo dei ruscelli. – Sì non c’è male come descrizione, ma è un po’ terra terra, non credi? –
Lo gnomo, che nel frattempo si era seduto sulla radice emergente di un folto cespuglio di alloro, osservava il fiore cercando di capire cosa mai avrebbe potuto vedere in quella viola che aveva avuto la sorte di incontrare per strada.
– Non c’è male tu dici, ma scusa, ti sei mai vista, sembri uno spinone. – Insisteva lo gnomo.
– Certo che mi sono vista, quando piove le gocce riflettono la mia presenza e come tu vedi, i miei occhi sono abbastanza grandi, per cui ti assicuro che mi sono vista perfettamente. Infatti ti ho detto che non c’è proprio male come descrizione. Ma se sei così bravo da vedere fuori cerca di vedermi anche dentro. –
Il povero gnomo cominciava a sudare, una viola gli stava creando un sacco di problemi.
– Cercherò di aiutarti, allora tu dici che sembro uno spinone. Tu a cosa credi di assomigliare? –
Lo gnomo stupito non si era mai posto quella domanda, ma riflettendo e osservandosi, disse:
– Io credo di assomigliare ad un uomo. –
– E se ti dicessi che secondo me assomigli ad un leprotto, cosa diresti? –
– Un leprotto, non mi sembra proprio, cosa vedi in me del leprotto? –
– In te vedo una somiglianza che va oltre l’apparenza, anche se fisicamente ti avvicini a lui. Il leprotto salta, è curioso, annusa solo per sentire gli odori, è simpatico come te, gira qua e là come te, scoppia a ridere all’improvviso senza nessuna ragione, proprio come te. –
Lo gnomo dei ruscelli non riusciva a capire se doveva sentirsi offeso o contento per la descrizione della viola.
– Perché il leprotto annusa solo per sentire gli odori? –
– Perché è curioso, te l’ho detto. –
Lo gnomo pensieroso annaspava…incerto.
Un cespuglio odoroso di calicanto che si sentiva tirato in causa esordì:
– Allora, secondo te, il mio profumo attira solo curiosità? Ricordati che il profumo è la più fine essenza della mia pianta. – disse il calicanto alla viola.
Lo gnomo dei ruscelli nel mezzo di quel duetto si sentiva in netta minoranza.
La viola volse il capo al calicanto:
– Lo so e ti ringrazio infinitamente perché la tua fine essenza delizia tutti quelli che passano vicino al sentiero, me compresa. –
– E cos’è la fine essenza? – chiese stupito lo gnomo.
– Lo devi scoprire da solo – disse il calicanto – ma la viola potrebbe esserti di grande aiuto, cerca di osservarla più a fondo. –
– Ma se ho visto in lei l’apparenza di uno spinone, il quale è anche un bellissimo e simpaticissimo cane… –
– Ti ringrazio, caro gnomo dei ruscelli, allora ti dirò alcune cose che penso, forse potrebbero esserti d’aiuto. Tu vivi accanto all’acqua che scorre, non hai mai sentito quante storie, solamente lei, ha da raccontare?
Per non parlare di tutte le creature che vivono grazie alla sua presenza e dimorano sulle rive del tuo ruscello… –
– Lo gnomo stupito disse fra sé: – E io vorrei somigliare ad un uomo e non riesco neanche a capire quello che ho attorno, e io allora cosa sono, che storie dovrei raccontare? –
– Tu sei un tramite tra le piante e gli animali… –
– Ah sì? Forse penso per metà come dici tu e non mi accorgo di quello che avete da dire. –
– Non preoccuparti, è sufficiente che percepisci il nostro linguaggio. È già molto. Ti aiuterò ancora, tu mi hai descritto molto bene, ma non hai omesso un particolare? –
– Ah sì certo, ti manca la bocca. –
– Vedi che ci sei arrivato subito, io non ho bocca, non mi serve. Tu mi vedi come uno spinone, lo spinone può correre, muoversi, io sono qui, ferma, non posso muovermi, però vorrei farlo, proprio come lui, è per questo che gli assomiglio, perché vorrei essere proprio come lui, saltare, correre, divertirmi. Ma,vedi, io posso comunque comunicare con te, non ho la bocca, non ho la voce, eppure tu mi comprendi. È la mia fine essenza a permettermi la comunicazione. Vedi, io ti ho detto che pensi solo per metà, non è vero, è stato solo per spronarti a fermarti a pensare. Io sono nata qui, da qui non posso muovermi e perciò tutto il tempo che tu utilizzi nello spostamento, io lo utilizzo a potenziare i miei sensi. Tu hai la fortuna di poterti muovere, non puoi capire quanto sei fortunato, puoi raccogliere infinite storie. I tuoi limiti, il pensiero per metà ti è stato dato per questo, se tu fossi come me ti scoppierebbe la testa. I tuoi limiti ti consentono di ampliare i confini. Cerca di essere ricettivo con chi incontri per strada, ascolta quello che ha da dirti e riponilo con ordine in un angolino della tua mente. La tua fine essenza ti permetterà di cogliere la parte più importante, le cose essenziali che un giorno avrai da dire. –
– Chi, io, avrò da dire, a chi? –
– A chi vorrà ascoltare i tuoi pensieri, verrà un giorno che non potrai più trattenere le informazioni che hai accumulato dentro di te. È come la ciotola che hai messo fuori dall’uscio della tua capanna per raccogliere l’acqua che scende dal cielo, quando è piena deborda, non ne può più contenere. Così tu avrai voglia di raccontare le nostre storie a chi non le conosce, a chi passa per caso per il sentiero ed ha voglia di conoscere le nostre storie. –
Lo gnomo dei ruscelli, colmo di nuovi pensieri, ringraziò la viola.
– Ho capito perché ti chiamano viola del pensiero, accipicchia se pensi, non avrei mai creduto che una viola avesse tante cose da dire. –
– Vedi, quando osservi una cosa, è bello vederne le corrispondenze, ma devi andare al di là e percepire tutte le sfumature della sua pura essenza. –
– Grazie viola del pensiero, non ti dimenticherò mai. –
– Grazie a te simpatico gnomo. –
Lo gnomo si alzò dalla radice, immerso nei suoi pensieri, non si era accorto che stava piovendo copiosamente, era rimasto al riparo del cespuglio di alloro.
Si avviò lungo il sentierino, verso la sua capanna nei pressi del ruscello, aprì la porta per entrare a riscaldarsi.
Fuori dall’uscio la ciotola dell’acqua piovana era colma ed iniziava a debordare…