Era nata, chissà per quale strano gioco del destino, in un fitto roveto, al margine estremo di un orto coltivato. Un muretto di mattoni separava quel fitto intrico di sterpaglie, così anomalo, a contatto con quell’orto di campagna coltivato con tanto ordine e con grande varietà di verdure e fiori, in maggioranza rose, dalie, astri e giacinti distanziati da piccoli cespugli di asparagina. Una cura particolare era dedicata alla coltivazione dei fiori, anche perchè erano destinati ad ornare le tombe dei cari defunti di famiglia. Sembrava quest’orto un’oasi di armonia tanto era l’ordine e il vigore che vi regnava. Ma, proprio oltre il muro di cinta, verso nord, aveva preso dimora con forte tenacia questo roveto. Costituiva comunque un buon nascondiglio per roditori e piccoli animali che lì in mezzo a quelle grosse spine potevano vivere indisturbati. Probabilmente solo il fuoco o una grande forza devastatrice avrebbe potuto stanarli. Gli abitanti delle case attorno che non erano ancora particolarmente disturbati dai piccoli animali non si preoccupavano più di tanto di estirpare questa sterpaglia. Nei loro orti e giardini riuscivano mediante giusti accorgimenti a tenere lontano gli animali che sarebbero stati dannosi per le loro coltivazioni.
Era nata, in questo roveto, una pianta di rosa insolitamente rigogliosa. Le verdi foglie erano molto brillanti e a differenza delle rose dell’orto vicino non era stata disturbata dai parassiti. Erano tiepide giornate di maggio, mese noto per la fioritura delle rose. Un bocciolo decisamente fiero andava sviluppandosi giorno per giorno. Infine sbocciò. Il suo colore era giallo intenso. Il profumo soave. La sua bellezza poteva ben creare invidia tra i fiori del vicino orto. Venne subito notato dagli abitanti della vicina casa. – Ma guarda che meraviglia quella rosa, ha avuto un bel coraggio ad andare a nascere proprio lì dentro. – Pensò ad alta voce, una mattina, la vecchia nonna, che sovente andava a supervisionare le colture nell’orto. In effetti, veder emergere, da questa folta sterpaglia, nata peraltro in una zona piuttosto ombrosa, una splendida rosa tea, era quantomeno una cosa molto insolita.
Un giorno la vecchia nonna decise di cogliere un gran mazzo di fiori da portare ai suoi cari defunti. Aveva colto numerose foglie di asparigina che avrebbero arricchito la composizione floreale e impegnò una cura particolare nel cogliere i fiori. Naturalmente aveva cercato i più belli. Alla fine era soddisfatta, ma le sembrava che mancasse qualche cosa. Assorta nei suoi pensieri spinse lo sguardo oltre l’orto, la rosa tea era lì, in piena fioritura. Sembrava quasi brillare. Decise di coglierla, l’avrebbe portata nella cappella del cimitero. Dopo aver salutato i suoi cari, era solita entrare nella cappella e pregare in particolare per quel figlio che non aveva mai fatto ritorno. Quella rosa l’aveva colta proprio per lui, sembrava fatta di luce. Accanto agli altri fiori appariva imponente. La vecchia nonna coi fiori raccolti si avviò verso il camposanto. Salì i pochi gradini e oltrepassò il grande cancello di ferro. Venne involontariamente urtata da una giovane donna in lacrime che usciva quasi di corsa. Faticò a mantenere l’equilibrio e a malapena riuscì a non lasciare cadere il grande mazzo di fiori. Non si adombrò con la giovane donna, che, era evidente, dovesse essere in preda ad un grande dolore per la perdita di qualche caro parente e forse non si era neppure resa conto di aver urtato la vecchia nonna. In quel frangente la vecchia nonna non si accorse di aver perduto la rosa tea. Si avvicinò lentamente alle tombe dei suoi cari, su ognuna depose dei fiori. Poi si diresse verso la cappella e solo allora si accorse di aver perduto la rosa più bella. Fu molto dispiaciuta per questo, ma che avrebbe potuto fare ormai, se l’avesse persa per strada forse l’avrebbe trovata sulla via del ritorno. Si fermò per lungo tempo a pregare. Quando uscì dalla cappella si accorse che i lumini erano decisamente più brillanti, segno evidente della tarda ora. Si diresse verso il cancello d’uscita con un po’ di rammarico per aver perduto la rosa. In una tomba nei pressi dell’uscita vide la giovane donna che aveva scontrato nel primo pomeriggio, inginocchiata a pregare. Aveva gli occhi lucidi e un sorriso soave. Gli sguardi s’incontrarono. – Mi dica signora ha mai visto un fiore più bello di questo? – La vecchia nonna vide immersa in un vaso di vetro accanto alla lapide la rosa che aveva perduto. Era splendida, brillava forse più di un lumino e delle gocce rilucevano sui suoi petali. E si accorse che non erano gocce di rugiada, ma lacrime che scendevano copiosamente da quel viso addolorato. Non ebbe il coraggio di dire alla giovane donna che quel fiore le apparteneva.
– Quando sono ritornata al cimitero l’ho trovata accanto al cancello, ero disperata, avevo perduto la borsa e non potevo neppure comprare un fiore, ma questa notte il mio bambino sentirà il profumo della rosa e non sarà solo. Questa rosa dev’essere nata in uno splendido giardino! –
La vecchia nonna s’inginocchiò davanti alla tomba, osservò il viso sorridente di quel giovane bimbo. Incontrò gli occhi lucenti della madre che la guardavano con riconoscenza. Pregò insieme alla madre, il suo cuore era colmo di gioia e di dolore allo stesso tempo. Si accorse che altre lacrime d’amore stavano inondando il fiore, erano le sue. Capì all’improvviso che erano lacrime di gioia. La rosa perduta non era stata dimenticata.
– Sì – disse ad alta voce – questa rosa dev’essere nata in uno splendido giardino.