Il sogno della casa lungo il fiume

Era, in realtà, un piccolo grande corso d’acqua che scorreva ai bordi di un grande prato. Il suo corso irregolare a tratti si restringeva nelle piccole anse che incontrava rallentando sensibilmente per poi riprendere con maggiore forza quando il tratto percorso si faceva più agevole. Le sue acque erano trasparenti e sonore ed avevano il potere di riflettere l’azzurro cielo. Le alte chiome degli olmi e dei pioppi che crescevano presso le sue rive svettavano morbide e fluttuanti a salutare quelle acque che scorrevano inesorabili ed eterne interrotte a tratti da curiosi mulinelli.  Quello specchio fluido e inarrestabile esprimeva tutto ciò che accadeva alle sue rive ed il riflesso verdastro del manto erboso era come una coperta da cui la giovane donna non sapeva districarsi. Pace e l’inquietudine dimoravano in quelle acque solitarie.

In quelle acque dimoravano piccole case galleggianti dalle forme alquanto improbabili che ad un’attenta osservazione fluttuavano sospese al ritmo delle acque tranquille, simili a roulotte affrescate dai colori del prato. Faceva questa considerazione la giovane donna in quella giornata primaverile. Ad un tratto le tornò alla mente una famiglia che viveva nei pressi del fiume. In quel momento vide quella cugina che da molti anni non incontrava, lo stupore la colse come la simultaneità del suo pensiero. Rimase col fiato sospeso quando le chiese se sarebbe stata disposta ad accompagnarla a far visita ancora una volta a quella famiglia il cui ricordo era perso nei meandri della mente. La cugina dopo un breve tentennamento le disse: Sì, andremo. Anche lei era decisa a ritornare. Presero a percorrere un lato della riva, passo dopo passo gli arbusti si infittivano sempre più fino a trasformarsi in un piccolo boschetto, improvvisamente giunsero alla casa, ma vista dall’interno appariva molto diversa da come era possibile immaginare. Era come l’enorme tronco di un albero scavato e sdraiato su quel piccolo grande corso d’acqua. Osservandola all’interno appariva davvero enorme, piccole finestrelle permettevano di vedere le rive circostanti e curiosi particolari distinguevano quell’ambiente insolito. I piccoli mobili della cucina erano composti da ante bianche e lisce che avevano un lato delineato da una fettuccia bianca dai bordi ondulati nella cui parte centrale rilucevano schierati bottoni di bianca madreperla. Questo particolare appariva in netto contrasto con l’interno della casa da cui emanava un’atmosfera decisamente fiamminga. L’incontro con le persone della casa fu emozionante, essi ricordarono un incontro avvenuto in altri tempi. Sembravano marito, moglie, una ragazzina, un ragazzo maturo che raccontava di una guerra vissuta molti anni prima. Un’atmosfera amichevole, un magico stupore si era creato. La giovane donna chiese loro l’indirizzo perchè avrebbe voluto mandare una cartolina in seguito per ricordare l’incontro e in modo che anche loro ricordassero l’avvenimento. Tentava di scrivere ciò che loro le dicevano, ma le rimanevano solamente frammenti dei loro nomi, Maria, Vittorio, oppure Mario, Vittoria? Il tempo scorreva e la visita volgeva inesorabilmente a termine, la cugina che viveva vicino al grande prato si era già accomiatata dalle persone della famiglia e attendeva nei pressi dell’uscita dove si era fermata a salutare dei conoscenti che però non appartenevano alla casa. Faticava la giovane donna a staccarsi da quella casa scavata nel legno e ancora tentava di ricordare quell’improbabile indirizzo che non voleva proprio rimanere registrato nella sua mente.

Vedeva altri spazi nei pressi di quei luoghi, vedeva quelle case antiche costituite da due piani, i soffitti molto bassi, i colori della facciata tenui e leggermente sbiaditi dal tempo, le chiusure delle finestre composte da assi di legno che non lasciavano filtrare la luce del giorno, per quel motivo forse li chiamavano scuri. Quelle case le aveva quasi sempre viste chiuse. forse anche per quello aveva avvertito quel silenzio che da sempre le accompagnava. Era un silenzio surreale, fuori dal tempo se osservato nel contesto della realtà attuale. Quel profumo di silenzio era l’essenza stessa delle case, scorreva fra i riccioli delle ringhiere che delineavano i piccoli terrazzini. Era l’aura stessa di quelle case, inscindibile da esse, silenzio, pace, solitudine, un flusso di eternità che scorreva parallelo alle rive di quel fiume abitato da ricordi d’altri tempi. Quel flusso di eternità si rigenerava ai bordi di quelle case dimenticate, dove fiorivano vecchi roseti abbandonati dai colori dorati sfumati di rosso. Confusa da quei ricordi non si era accorta che il tempo della visita giungeva a termine. Il saluto con la cugina sfumava nella speranza di un ulteriore incontro nei pressi di quel corso d’acqua. Tornando sui suoi passi ancora incontrò il grande prato, ma ora vide un sentierino che precedentemente non aveva notato, era regolarmente percorso, la prova ne era un calpestio  dell’erba. Vide in lontananza una giovane donna che lo percorreva, a quel punto pensò che potesse essere stata una storia vera.