Il Mendicante

All’angolo di un’umida strada stava accovacciato, su un logoro scalino di un negozio ormai chiuso da tempo, un vecchio mendicante. Questo negozio era stato un laboratorio di sartoria. Dalla vetrina spaccata e annerita dal tempo era ancora visibile un vecchio manichino da uomo che portava ancora la parte sinistra di una giacca imbastita e mai più portata a termine. Pare che questo laboratorio avesse chiuso da un giorno all’altro e che i gestori avessero cambiato rapidamente città per chissà quali dissesti finanziari. Ma nessuno seppe mai il vero motivo. Molti passanti si chiedevano per quale motivo il locale anche se non di prestigio, ma ubicato in una zona così di passaggio, dovesse restare abbandonato. Fatto sta che il suo uscio divenne dimora precaria di un mendicante. Sembrava che stesse lì giorno e notte perchè tutti i passanti e la gente del vicinato, a qualsiasi ora, lo trovavano sempre lì, quasi sempre nella stessa identica posizione. Sempre con lo stesso abito logoro e lo stesso cappello che da un lato sembrava fosse stato rosicchiato da un topo. Se ne stava lì col vecchio cappello accanto e per non farlo volare via nelle giornate di vento metteva dentro un sasso discretamente pesante che fungeva da zavorra. Sembrava quasi fosse nato con la strada tanto era lungo il tempo che lo vedeva precario inquilino dell’uscio. Gli abitanti del quartiere e i passanti si dimostravano anche abbastanza generosi con lui, riusciva sempre a raggiungere una piccola cifra necessaria al suo mantenimento, ed era assai modesta. Viveva di poco. Entrava nei negozi con discrezione, attendeva il suo turno e pagava ciò che comprava. Per lo più viveva di pane, focaccia, frutta e formaggio. Sempre discreto, non parlava mai con nessuno. Era rispettato e tenuto a distanza. Capitò un giorno che alcuni ragazzini del quartiere decidessero di fare una bravata. Volevano provocarlo a tutti i costi. Si erano messi a giocare a pallone proprio nell’incrocio. La strada era molto poco frequentata dalle automobili. Il povero mendicante si prese una serie di pallonate terribili e ogni volta veniva canzonato. – Oh, ci scusi, signor mendicante, non l’abbiamo fatto apposta! – Passava di lì un vigile, osservò attentamente la scenetta che andava ripetendosi costantemente. Si udì un fischio secco e gli ignari ragazzini che sapevano di aver la coscienza sporca si bloccarono all’istante e finsero di non sapere niente. Si presero una tale sgridata dal vigile che non ci pensarono più a ripetere la malefatta. Ma quello che più li fece desistere dai loro propositi canzonatori fu il sequestro del prezioso pallone. Era un quartiere di gente povera e l’idea per quei ragazzi di aver presto un altro pallone era quasi un miraggio. Comunque da quel giorno il mendicante non venne più disturbato dai ragazzini del quartiere. Nessuno parlava col mendicante. Abitava lì di fronte al vecchio laboratorio abbandonato una povera famiglia: padre, madre e una bimba di dieci anni. Questa bimba andava a scuola e passava i pomeriggi in casa, amiche non ne aveva. Fin da piccola aveva sempre vistò il mendicante, ma ora che stava crescendo si poneva delle domande e chiese alla mamma perchè loro non facessero mai l’elemosina al mendicante. La mamma rispose alla bimba che erano troppo poveri per poter fare la carità.

La bimba sapeva che la mamma diceva la verità. Infatti in casa sua non c’era niente che facesse pensare al superfluo e ognuno di loro tre aveva un solo paio di scarpe. Le suole logore avevano anche i buchi e la mamma tentava di rimediare con vecchie pezze di stoffa della forma del piede, ma questo serviva a ben poco. La bimba però rifletteva dentro di se e pensava che nel quartiere tutti avevano una famiglia, anche i più poveri e non riusciva a capire perchè quell’uomo fosse solo. Passava il tempo, le stagioni si alternavano e il mendicante era sempre lì. La stanza della bimba dava su un minuscolo terrazzino, dove c’era un vaso di terracotta con della vecchia terra che non aveva più nutrimento. La bambina si ostinava ad annaffiare il vaso sperando di veder germogliare chissà che cosa. Spuntava talvolta qualche rachitico filo d’erba, nato da qualche seme portato dal vento. Ma quell’inverno il vento portò un seme strano che iniziò subito a germogliare quando ancora il gelo stringeva la sua morsa. E spuntarono delle foglioline verdi molto coriacee. Lo stelo si ingrossava e man mano che cresceva spingeva all’esterno anche delle vistose acuminate spine. La bimba continuava ad innaffiare l’insolita piantina, aveva una grande paura che potesse seccare. Anche i genitori guardavano con grande curiosità quella piantina che cresceva rigogliosa e si chiedevano da cosa potesse trarre nutrimento. La terra in cui cresceva ormai era quasi polvere. Venne primavera e un vistoso bocciolo iniziava a prendere corpo sulla sommità della pianta, che ormai si capiva essere una pianta grassa. Ed ecco in un’assolata mattina di primavera inoltrata, sbocciare un meraviglioso fiore giallo. Aveva cinque petali che apparivano lucidi. Dalla base di ogni petalo partivano delle sottili venature rosso sangue mentre il cuore del fiore appariva di un tenue giallo opaco. Tutti erano meravigliati nel vedere questo prodigio della natura. Non si spiegavano come avesse potuto nascere dalla polvere un fiore così meraviglioso. La bimba allora pensò al mendicante, a quell’uomo così solo, così povero. Povero quasi come lei, che però non aveva nessuno. E pensò di far visita al mendicante. Quel pomeriggio uscì da casa portando con sè la piccola pianta fiorita. Attraversò la strada e andò a sedersi accanto a lui sull’uscio del laboratorio. Teneva sulle ginocchia la piccola piantina e guardava il mendicante che attratto dal soave profumo del fiore alzò gli occhi. La bimba lo guardava, non aveva mai visto prima tanto amore negli occhi di quell’uomo. Lui osservava stupito il fiore e gli splendidi occhi della bambina. Era la prima volta nella sua vita che vedeva tanta bellezza. Si scambiarono un sorriso dolcissimo. La bimba posò il vasetto fiorito sull’uscio proprio dove poco prima si era seduta e attraversò lentamente la strada per avviarsi verso casa. Il mendicante, felice come non era mai stato prima, guardava quel fiore così strano, quel fiore che in vita sua non aveva mai visto. Il sole era tramontato e le tenebre avvolgevano la strada. Il mendicante felice osservava il fiore che brillava persino nel buio. Il mattino seguente la bimba uscì per andare a scuola, il mendicante era già lì e lei si avvicinò. Come sempre seduto sull’uscio, le mani stringevano con amore il prezioso fiore giallo, la testa reclinata da un lato. Un’espressione enigmatica sul viso. Quasi un sorriso volto in una preghiera di ringraziamento.