Nel magico paese dei mattoni gli gnomi costruttori avevano il compito di edificare dei muri perfetti.
Lavoravano allegramente sostenuti dal loro innato senso dell’umorismo; tutto ciò che facevano non li affaticava, possedevano infatti un’inesauribile energia.
Lavoravano per tutta la giornata, dall’alba al tramonto, si fermavano solamente quando l’ultimo raggio di sole illuminava sempre più debolmente il loro cielo. Solo allora si riunivano in una radura, accendevano un piccolo fuoco per riscaldarsi, mangiavano i frutti donati dal bosco e poi si raccontavano delle storielle fantastiche tramandate dai loro avi. Per loro era importante tramandare oralmente il sapere agli gnomi più giovani perché in questo paese non esistevano i libri, l’unico modo per ricordare il passato era quindi di contenerlo nella memoria.
Durante il sonno era usuale sentirli ridacchiare, avevano l’abitudine di ripetere nella loro mente le storielle anche durante la notte. Era un vero spasso essere allietati dalla loro compagnia perché erano sempre di buon umore. Quasi…sempre…
Torniamo al loro compito principale: la costruzione dei muri. Talvolta erano di cattivo umore, proprio al momento del risveglio, ma solo nel caso in cui avessero scorto fra i mattoni del muro appena terminato un luminoso, quanto inopportuno punto interrogativo. Sì, proprio un punto interrogativo, infatti ogni volta che uno gnomo terminava un muro poteva comparire questo segno…e ciò purtroppo voleva dire che il muro doveva essere abbattuto.
La costruzione dei muri è il loro compito principale e non trovano proprio nulla di strano nel dover abbattere un muro per poi riedificarlo, ma sono arrabbiati perché hanno paura di non riuscire a ricostruirlo nella maniera giusta, in fondo al loro animo, talvolta, emerge comunque la paura di fallire…
E così, purtroppo, è frequente vedere uno gnomo abbattere il proprio muro per ricominciare poi a costruirlo, l’ottimismo però non li abbandona certamente, perché sanno che quello è lo scopo della loro esistenza.
Piccolo misteri, anzi meglio dire, dei veri rompicapo, aleggiano nel magico paese dei mattoni. Nessuno gnomo è mai riuscito a comprendere come possa comparire questo strano punto interrogativo e domanda ancor più cervellotica, nessuno è mai riuscito a capire perché quando uno gnomo ha costruito in maniera perfetta il suo muro, poi misteriosamente scompaia all’improvviso sia lo gnomo costruttore sia il muro perfetto!
Questo si chiedevano gli gnomi costruttori nei momenti di scoramento, di stanchezza. Avevano, gli gnomi, la prerogativa di essere instancabili ed inesauribili, procedevano nel loro compito, consapevoli che prima o poi avrebbero costruito il loro muro perfetto. Le domande però ultimamente si infittivano nel magico paese dei mattoni. Si stava diffondendo una strana curiosità: tutti, prima o poi volevano capire a cosa sarebbe servito il muro.
Essi non costruivano case per abitarvi, le loro abitazioni erano i nidi degli uccelli, le tane dei topolini anche se spesso venivano allontanati dai legittimi proprietari a causa di un loro piccolo, grande difetto. Ricordiamo che da sempre gli gnomi hanno vissuto in buonissima armonia con gli abitanti del bosco, ma ahimè, quando emerge il terribile difetto, nessuno li può davvero sopportare. Qual è questo piccolo difetto? Russano in maniera spaventosa. Capita così che in piena notte si vedano cacciare aspramente dai legittimi abitatori delle tane e dei nidi… Per un pò si crea confusione nel bosco, ma solo per poco, il povero gnomo ripiega alla ricerca di un altro riparo per proseguire tranquillo il suo sonno. Nella foresta si trovano spesso anche vecchi nidi o tane abbandonate, ma gli gnomi si accontentano anche di un tronco o di una foglia complice che possa offrire loro ospitalità, così dopo aver ritrovato un riparo adatto per la notte, nel bosco regna di nuovo la tranquillità. Ed il riposo li accompagna fino al primo raggio di sole che penetra il loro cielo ed oscura la visione delle stelle nella notte appena trascorsa…
Quel mattino Seneca era proprio di cattivo umore. La comunità degli gnomi lo aveva chiamato così in ricordo di un uomo molto sapiente vissuto sulla Terra. L’uomo è una creatura con una prerogativa fondamentale: il pensiero, è cioè una creatura che pensa molto. Uno dei più grandi pensatori fu proprio Seneca ed è per questo motivo che nella memoria degli gnomi è rimasto un ricordo indelebile, e allora, come non ricordare una tale creatura trasmettendo il suo nome proprio allo gnomo a lui più simile? Ed è così che lo gnomo Seneca, fedele al suo umano predecessore ne porta avanti il ricordo in una maniera del tutto spontanea… pensando!
Ed eccolo arrovellare il suo povero cervello tentando di penetrare e comprendere i misteri inspiegabili che aleggiano nel magico paese dei mattoni.
Dicevamo che quel mattino Seneca era proprio di cattivo umore. Custodiva nella sua memoria il ricordo dei muri che aveva edificato ed in seguito abbattuto. Erano la bellezza di dieci muri. Numero esiguo? Solo in apparenza! Per riuscire a terminare la costruzione di un muro passava tanto e tanto tempo, ma adesso era davvero stufo! Era stufo semplicemente perché voleva a tutti i costi capire il segreto! L’impresa non era affatto semplice, perchè come un muro si perfezionava, questo automaticamente scompariva insieme al suo costruttore.
Aveva terminato il muro con tutta l’attenzione che come sempre e sempre di più cercava di riporre nell’edificazione e come al solito, misteriosamente era comparso il luminoso punto di domanda.
– Adesso devo proprio capire! Non abbatto questo muro finchè non ho capito l’errore! – Si sedette pensieroso sopra il ceppo di una quercia contemplando il muro da poco terminato. Osservava attentamente i mattoni sovrapposti ed alternati gli uni gli altri in maniera pressoché perfetta; lo strato di collante speciale era sottilissimo e molto resistente, non c’era una sbavatura, tutto coincideva alla perfezione. Si alzò ed osservò questo muro da tutti i lati; non riusciva a trovare un’imprecisione, né davanti, né sulla parte posteriore, né dai lati. Era grande, ben fatto, ma come poteva comparire quel punto luminoso?
– Devo assolutamente capire il segreto, altrimenti continuerò in eterno a rifare il muro, senza capire il perché. – Ma alle sue domande non facevano che sommarsi altre domande. – Ma perché quel punto di luce? – Si chiedeva e non riusciva a darsi una risposta. Pensa e ripensa; qualcosa iniziava a prendere corpo nella sua mente, ma non si manifestava all’esterno. Finchè… – Ma forse, non è solo un problema di precisione, non può essere, il muro non ha difetti. – E perché poi compariva un punto luminoso e non compariva segnato con un colore qualsiasi? – Forse – si disse – va bene il muro, ma… – Pensava e ripensava al paese dei mattoni e non gli tornavano i conti. Così andò per esclusione e disse fra sé – noi siamo costruttori di muri, ma di muri magici che devono scomparire, nel paese degli uomini i muri non sono magici e servono per costruire le case, dove abitano gli uomini. – Si stupì dei suoi stessi pensieri, ma come poteva lui, Seneca, povero gnomo, avere reminiscenze di mondi lontani? – calma, calma – si disse – non facciamo un brodo di ghiande… – Era un modo di dire prettamente gnomico, un po’ come per gli uomini quando dicono ‘non perdiamo la testa’. Guai perdere la testa e guai cuocere le ghiande, esse vanno consumate così come le dona la natura, esclusivamente crude e appena colte! Era anche un po’ arrabbiato con gli gnomi scomparsi, possibile che non restasse memoria del loro destino… che non ci fosse il modo per comunicare questa strana perfezione, che ogni gnomo, individualmente, doveva raggiungere? Ehi, ma cosa aveva appena detto? Individualmente… ecco il segreto! La memoria collettiva degli gnomi non comprendeva questa conoscenza.
In nessuna storia conosciuta era contenuto il segreto del punto luminoso. Ora aveva capito, quel punto luminoso lo vedeva soltanto lui e lui soltanto poteva dare una risposta, o forse meglio dire, la sua risposta! Ed allora disse – questo muro è assolutamente perfetto, ho fatto tutto quello che potevo fare nel migliore dei modi… – Per magia il muro diventò totalmente trasparente, i contorni erano ancora ben definiti, ma era diventato…trasparente. Una visione fantastica si dischiuse alla vista di Seneca: si ritrovò in un bosco incantato. No, non era incantato, era proprio reale, ritrovò all’improvviso tutti gli gnomi scomparsi felici e attivi come non mai; abitavano in case trasparenti con le pareti perfette, i mattoni erano cristalli di luce… Guardò, oltre le case fantastiche abitate dagli gnomi, sullo sfondo c’era ancora il suo bosco, ma sembrava più bello, più allegro, più vitale… Osservò con più attenzione e si accorse che si ritrovava esattamente nello stesso bosco in cui era vissuto. Non riusciva a capire… Com’è che la realtà era cambiata pur restando la stessa? Come aveva potuto ritrovare gli gnomi che prima erano scomparsi ed ora erano lì con lui. Sembrava che tutto fosse cambiato pur restando uguale… In questa nuova realtà si accorse che poteva comunicare con gli altri gnomi, comprese che tutti avevano raggiunto una consapevolezza nuova. La perfetta costruzione del muro era solo il trampolino di lancio che avrebbe portato gli gnomi in una nuova realtà. In questa dimensione si potevano costruire i muri solamente usando il pensiero. Tutto appariva più chiaro, più nitido. Percepiva un senso più vero della realtà circostante. Si accorse che la realtà era cambiata semplicemente perché lui era cambiato. Pensò a Seneca, pensò alla realtà umana; ora che lui poteva costruire i muri solo usando il pensiero, non invidiò più gli esseri umani come Seneca che potevano gestire la propria esistenza senza costrizioni, animati da un preciso progetto, perché ora anche lui comprendeva la dinamica del pensiero universale. Comprendeva l’importanza dell’individuo, della riflessione, del silenzio, del pensiero, della parola, della creazione. Il cerchio infinito si ricongiungeva ancora una volta. Il sorriso dello gnomo sollevava il peso di quel vivere solitario e pensieroso che ultimamente gli era parso così opprimente. Ora che aveva compreso quel ciclo dinamico, la solitudine non lo spaventava più perché vedeva il frutto del pensiero. Il nuovo sorriso lo aveva riportato al suo innato senso umoristico, il peso dei vecchi mattoni non aveva più motivo di essere.Gli gnomi costruttori del magico edificio luminoso, lavoravano, con infaticabile tenacia, dall’alba al tramonto, felici come non mai perché avevano scoperto il segreto dei muri che per essere perfetti dovevano essere edificati di pace ed armonia interiore.