La “mente bicamerale” e la capacità di prestare orecchio agli dei

… Come si può desumere da tante opere del passato, in particolare dai testi sacri e dalle grandi epopee di tutti i popoli, in un tempo lontano l’uomo accettava come cosa naturale la realtà degli esseri sopranaturali e sapeva prestare orecchio alla loro voce: esisteva, si potrebbe quasi dire, un canale aperto, un filo diretto tra gli abitanti della Terra e gli abitanti delle alte sfere.

 

Oggi, a parte qualche eccezione, il canale sembra chiuso e il filo diretto spezzato. Ne sono conseguenza il profondo disagio interiore dell’uomo moderno, la sua ricerca – spesso maldestra e costellata di errori – di soluzioni alternative, la sua crescente nostalgia di trascendente e di mistero.

 

Come si spiega questa interruzione di rapporto? Come mai non siamo più capaci di “prestare orecchio agli dei?” Ha un motivo questo nostro esser sordi a voci che certamente (lo attestano anche le testimonianze riportate in questo libro) sono ancora pronte a riecheggiare in noi, ciechi a presenze tuttora disponibili a starci a fianco?

 

Una risposta potrebbe venire dalle più recenti scoperte della psicologia e della neurologia. Vediamo di che si tratta.

 

Nel suo interessante e documentatissimo libro Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza che ha fra gli altri meriti anche quello – piuttosto raro – di essere gradevole e di facile lettura, Julian Jaynes, psicologo sperimentale, docente all’università di Princeton (USA), illustra una teoria da lui stesso elaborata, che risulta illuminante anche con riferimento ai protettori celesti e che perciò mi sembra meritevole di essere qui riferita.

 

Julian Jaynes, prende le mosse dalla nostra attuali conoscenza della struttura del cervello umano. È ormai ben noto che i due emisferi cerebrali svolgono funzioni diverse: quello sinistro presiede al linguaggio, alla razionalità, alla logica, alla vita cosciente; quello destro è legato all’intuizione, all’immaginazione, alla creatività, all’emozione. Noi oggi ci facciamo guidare in misura determinante dalla metà sinistra del cervello, mentre avvertiamo ben poco gli impulsi e gli stimoli di quello destro, che l’autore addirittura definisce “emisfero muto”; esso si rende percepibile solo nei momenti creativi e nelle rare occasioni in cui riusciamo ad avere intuizioni, flash profetici o chiaroveggenti, illuminazioni mistiche, esperienze religiose. Di questo emisfero destro noi conosciamo ancora poco, e la suggestiva tesi di Jaynes è che esso sia stato un giorno “abitato” dagli dei, capace di udire la loro voce. La “mente bicamerale” con entrambe le unità attive e aperte, sarebbe quindi una forma arcaica, non tanto nel senso di primitiva, quanto quello di remota nel tempo, antica, non più attuale.

 

La perdita della capacità di ascoltare gli dei sarebbe oggi compensata dalla conquista della coscienza: conquista sofferta e faticosa, cha ha fatto di noi quello che siamo. Nel bene e nel male.

 

Jaynes, che è un uomo di vasta cultura e ha molto approfondito lo studio della storia e della letteratura classica, riporta poi una lunga serie di testimonianze letterarie e archeologiche, che mostrano come l’uomo dell’antichità non fosse in realtà fornito di coscienza quale oggi noi la intendiamo, ma si lasciasse guidare dalle “voci degli dei”.

 

 

Con l’evolversi del pensiero cosciente, lo sviluppo della scrittura, la nascita della filosofia, questa mente bicamerale, fonte di autorità e di culto, perde la sua identità e la sua capacità di porsi in ascolto. Sparisce il mondo arcaico e nasce il mondo moderno, ultima fase di un lungo percorso di “passaggio da una mente uditiva a una mente visiva”. Ciò che voi chiamate storia, dice Jaynes, non è che “il lento ritirarsi della marea delle voci e delle presenze divine”. Jaynes interpreta fra l’altro su questa base anche la storia della “presunta caduta dell’uomo”. Scrive infatti: “Questa idea strana, e secondo me falsa, di un innocenza perduta assume il suo contrassegno proprio nel crollo della mente bicamerale come prima grande narratizzazione cosciente dell’umanità. Ed ecco il canto dei salmi assiri, il lamento degli inni ebraici, il mito dell’Eden, la fondamentale caduta e la perdita del favore divino che è la fonte e la premessa delle grandi religioni del mondo: io interpreto questa ipotetica caduta dell’uomo come il tentativo di uomini da poco coscienti di narratizzare ciò che era loro accaduto, la perdita delle voci e delle assicurazioni divine in un caos di orientamenti umani e di egoismi individuali”. La mente, è innegabile, si è venuta sviluppando in maniera sempre più unilaterale (emisfero sinistro), tuttavia tutta la bicameralità non è sparita del tutto come dimostrano tutta la nostra vita psichica e i flash dell’emisfero destro: la predominanza dell’emisfero sinistro non riesce a cancellare del tutto l’altra metà del cervello.