Spiragli di vento e luce

Lo chiamavano il muretto dei gatti. L’aveva incontrato inerpicandosi per lo stretto sentiero che portava in cima alla collina. Era il muro di cinta di una vecchia villa disabitata. Per la verità considerando il materiale da costruzione presente nel giardino appoggiato disordinatamente qua e là si poteva presupporre una futura imminente ristrutturazione. Si fermò sul sentiero in salita e osservò oltre. Il muro di cinta aveva un’altezza che le permetteva di osservare il terreno retrostante, era formato da grosse pietre, dalla parte in ombra del sentierino, vi era una buona varietà di muschio.

Al suo arrivo alcuni gatti spaventati fuggirono. Ce n’erano di vari tipi e colori, si capiva che erano gatti randagi, abituati a vivere da soli. Lentamente compresero che lei non costituiva nessun pericolo e ritornarono con prudenza ad occupare il perimetro nord della casa. Riprese a salire lentamente. Gli alberi di olivo rivivevano a quel tiepido sole di febbraio, una fresca brezza scuoteva i docili rami riccamente ricoperti di foglie. Osservava i rami sterili e quelli che avrebbero portato frutto. Notò una curiosa differenza, il vento che scuoteva quei rami otteneva risposte differenti. I rami sterili protesi verso l’alto parevano muoversi ritmicamente, in modo meccanico. Quella stessa brezza che scuoteva i rami che avrebbero dato frutti di stagione ne riceveva una risposta diversa, quei rami infatti parevano danzare armoniosamente, assecondando serenamente le docili folate. Un tiepido sole filtrava quel sottile strato di nuvole. In lontananza il suo riflesso sul mare appariva diffuso ovunque. Riprese a salire. La cima della collina che si era prefissata di raggiungere si avvicinava rapidamente. Si ritrovò in una piccola fascia perfettamente curata e decise di sedersi. Da lì poteva osservare l’enorme distesa del mare. Poco più in basso spuntava il campanile di una piccola chiesa protetto da svettanti cipressi. Spostando lo sguardo alla sua destra poteva vedere due brevi tratti di autostrada separati da una collina. Si inoltrò per la vallata accompagnata dal suono delle automobili che rapidamente scorrevano per le arterie stradali. Il suo cane trotterellava felice accanto a lei. Il vento le portava il profumo leggermente acre dell’erica bianca, se ne trovavano in quella zona folti cespugli. Proseguì ancora oltre e andò a sedersi su una grossa pietra ai piedi di un pino. Le perveniva il riflesso indiretto del sole attraverso la chioma. La scia di un aereo tracciava una linea all’orizzonte. Si guardava attorno, osservava i fili d’erba del prato ondeggiare alla brezza e creare chiaroscuri vellutati che mutavano rapidamente sfumatura. Percepiva lo scorrimento della linfa vitale nei minuscoli filamenti. Vedeva poi il brillante riflesso del sole sugli aghi di pino e inspirava profondamente il penetrante aroma di resina che si diffondeva dal tronco. Il suo cane dava segni di stanchezza, così aveva preso a giocare con una pigna, disintegrandola velocemente. Osservò ancora la scia dell’aereo e vide che il vento la stava disperdendo, in pochi attimi sarebbe scomparsa definitivamente. La linea dell’orizzonte appariva ora nitida e definita.