Ne rimase irresistibilmente attratta una sera di marzo.
Quella fu la prima volta che la vide.
Aveva l’abitudine di uscire come ogni sera intorno alle nove per accompagnare il suo cane per l’ultima passeggiata. Usava percorrere il viale che portava alla stazione dei treni, poi di solito svoltava a sinistra e arrivava fino quasi all’imbocco di una stradina che correva parallela al parco pubblico. Quel tratto di strada sovrastava il posteggio della stazione e permetteva un’ampia visuale. Allora si appoggiava al muretto e alzava lo sguardo.
Già da parecchi giorni sembrava dovesse essere ben visibile nel cielo. Quella sera appoggiata al muretto decise di passare in rassegna ogni angolo di cielo che poteva raggiungere con lo sguardo. Avrebbe dovuto scrutare il cielo a nord-ovest o almeno così le dicevano di fare. La ricerca non fu affatto faticosa.
Le balzò subito in primo piano, quasi prepotentemente. Un timore reverenziale le impediva di osservare con serenità quel prodigio. Una splendida cometa era lì davanti a lei.
Quell’insperato incontro aveva per lei il sapore di uno splendido presagio. Sapeva che quell’incontro non era casuale.
Se ne stava lì, riluceva, al di sopra di un’alta cima. Le appariva lievemente ovattata, avvolta da un alone di nebbia. Era considerevolmente più grande delle stelle che vedeva nel cielo e la sua luce pareva meno limpida. Si lasciava dietro un cono di luce ovattata. Se ne stava lì, pareva quasi in disparte. Osservò il cielo, naturalmente solo quella parte che potevano vedere i suoi occhi. Era incredibilmente limpido, la luce delle stelle appariva insolitamente pulsante e una grande luna piena troneggiava in cielo. Sembrava che quella sera gli astri si fossero dati convegno e volessero in qualche modo dare il benvenuto alla nuova cometa. Sembrava che lei se ne stesse tranquillamente in disparte e volesse osservare con discrezione tutto ciò che accadeva nel mondo.
Iniziò a riflettere: sembrava che l’ultima volta che la cometa fosse passata accanto alla terra, fosse stato circa quattromila anni prima. Paragonò istintivamente quel lungo periodo di anni con la durata, ipotetica, della sua vita. La proporzione appariva evidente. Pensò alle casualità della vita, ma ormai che si potesse parlare di casualità, non ci credeva più, anzi non ci aveva mai creduto.
Quando guardava la cometa sentiva una gioiosa attrazione. Si sentiva invadere da un senso di brivido, un impercettibile tremolio interiore. Il respiro perdeva il suo ritmo regolare, come se i sensi subissero un gradevole terremoto. Quella visione aveva il potere di scuoterla, le pareva quasi di sentirsi elevare.
Stava vivendo quel periodo della vita umana terrena che si poteva dire fosse l’avvio alla maturità. Aveva perso per strada quelle che potevano essere considerate le paure e illusioni giovanili.
Molte persone come lei avevano idealmente un “appuntamento” serale con la cometa, ognuno poi aveva dei riferimenti personali per quanto riguardava l’esatta ubicazione della scia di luce. Alcuni la vedevano sopra quella determinata cima, o fra due grossi caseggiati, o sopra il campanile della chiesa o sopra quel determinato albero. I riferimenti erano infiniti.
A molti non interessava per nulla e restavano quasi infastiditi quando si parlava di lei. Apparivano fortemente contrariati nello scoprire che tale cometa attirasse un così forte interesse. Quindi a priori provavano antipatia per lei e quando risultava oggetto di discussione cercavano in tutti i modi di sminuirne l’importanza. Queste persone non consideravano certamente eccezionale questo fascio di luce. Anzi non vedevano l’ora che scomparisse dal cielo. Forse allora sarebbero stati più sereni. C’erano poi persone che nutrivano, sì, un certo timore reverenziale, ma solo perché erano convinti che portasse sfortuna. Da che mondo è mondo le povere comete erano sempre state legate ad eventi nefasti come guerre, carestie e inondazioni. Da parte di alcuni queste associazioni erano palesi e veritiere. E tale era la loro convinzione che avrebbero potuto quasi, negando l’evidenza, affermare che le guerre, le carestie e le inondazioni si verificassero solamente in presenza di queste malfamate comete. In corrispondenza del passaggio di questi prodigi non riuscivano proprio a vedere nulla di buono. Naturalmente alle suddette guerre, carestie e inondazioni si aggiungevano poi una serie infinita di problemi e avversità come malattie, incidenti, violenti sbalzi di temperatura e iellature varie. Insomma la cometa era colpevole di tutto. Si poteva quasi dire fosse per costoro negativamente onnipotente.
L’eterno tentativo della volontà di attribuire ad ogni costo i nostri accadimenti negativi ad un qualche cosa o a qualche persona in particolare, non aveva tregua.
Il mondo percorreva la sua strada, inesorabilmente, senza porsi troppe domande.
La possibilità che queste persone venissero anche lontanamente sfiorate dal dubbio che le avversità potessero forse dipendere anche da loro era praticamente nulla.
La colpa, insomma, non è mai nostra.
Fato sta’ che comunque la cometa non si curava troppo delle considerazioni fatte su di lei e percorreva serenamente la sua traiettoria nello spazio.
L’unico particolare che notò, la donna col cane, fu una sensibile diminuzione della temperatura. L’aria era, secondo lei, decisamente fresca, non fredda, come se la cometa volesse portare un piacevole refrigerio…forse voleva lasciare dietro di lei un piacevole ricordo…
Era diventata per molti una grande amica. Ci si stava abituando alla sua presenza. Abitudine determinata dal fatto che aveva illuminato il nostro cielo per un periodo considerevolmente lungo. Forse per circa due mesi.
Molti, giornalmente, avevano l’appuntamento fisso con lei. Ed apparivano tristi quando, nelle giornate piovose, si celava alla visuale. Ma il ricordo non si poteva cancellare, anzi appariva insolitamente nitido. Allora la visione si faceva di sogno e come trasportati dalle ali della poesia la mente andava al cinque aprile. Quel giorno particolare la cometa era apparsa alla vista di tutti; in un cielo tempestato di stelle, lei lassù, in mezzo a tutti gli astri, appariva come una regina nel giorno delle nozze, vestita a festa e con uno strascico infinito di vaporoso tulle. Quel giorno addirittura alcune città “abbassarono” le illuminazioni stradali per consentire di ammirare quell’avvenimento che, comunque, lo si voglia o no, risulta storicamente di grande rilievo.
Era triste pensare che un giorno o l’altro sarebbe definitivamente scomparsa dai nostri cieli.
Chissà forse quel giorno saremmo andati idealmente a scrutare il cielo alla ricerca di un altro grande prodigio.