Il filo abbandonato – Lo gnomo vagabondo – Un inconsapevole progresso
Il filo abbandonato
…Un tepore ovattato invadeva la stanza. Un calore accogliente invitava ad entrare. La penna giaceva lì accanto al suo quaderno. La vecchia pendola iniziò a battere le ore. Aveva un suono insolitamente dolce. Dopo pochi rintocchi come al solito iniziarono a suonare anche le ore dal vecchio campanile vicino. Si davano, gli orologi, botta e risposta, erano perfettamente accordati, ogni giorno le stesse sensazioni, lo stesso dialogo ormai familiare. Per parecchi secondi questa dolce melodia riempì il vuoto della stanza, poi di nuovo silenzio, solo il discreto battere dei secondi nella vecchia pendola. Ormai non li sentiva più, facevano parte di lei, tanto che se per caso la pendola si fosse guastata, allora sì che avrebbe sentito la mancanza di quel suono amichevole. … che fatica riprendere il filo. Giaceva lì confusamente abbandonato, eppure ben evidente. Giaceva come un gomitolo sfatto, un filo inerme momentaneamente inutile. Ma cosa mancava per renderlo vitale? Utile. Lui c’era, e allora? Cosa occorreva per ricomporre quel gomitolo? Occorreva semplicemente la forza di riavvolgerlo e per fare questo solo un po’ d’energia. Sembrava una merce così rara ultimamente! Cominciò ad osservare la sua penna con la speranza di trovare un piccolo impulso. Le sue mani fremevano, iniziò a stropicciarle nervosamente. Si impose di non tormentare quella povera penna, che colpa ne aveva lei se mancava l’energia necessaria. Si appoggiò allo schienale della sua sedia, socchiuse gli occhi, ogni tanto guardava la penna. Chissà forse sperava che potesse venire in suo aiuto.
– Ehi ragazza svegliati! Martina, sei sorda, mi senti? Che vizio maledetto quello di lasciarmi in bilico. Sto cadendo!!! Arriverà il giorno in cui ti deciderai ad arrivare al punto. Tutte le volte la stessa storia, le frasi sempre piantate a metà e io quà in bilico col rischio di andare a finire chissà dove. Ti vuoi svegliare a no? Si, figurati se mi sente, manca poco che si metta a russare, guardala lì, con quel viso sognante, a grulla, svegliati! L’unico modo per sopravvivere è fare tutto da soli!-
Fece un grosso sospiro, scrollò le spalle, bè per chiamarle spalle ci voleva proprio tanta fantasia, e iniziò a percorrere faticosamente le parole che componevano l’ultima frase dello scritto. Andava molto lentamente perchè aveva una gran paura di poter finire in qualche abisso, come avrebbe potuto uscirne poi? Non aveva come al solito la più pallida idea di cosa avrebbe potuto fare esattamente, sapeva di far parte della frase, ma da solo si sentiva impotente. Ma qualche cosa doveva fare. Le ultime parole della frase incompleta non erano per niente armoniose e l’ultima parola poi era da brivido, avrebbe potuto condurre chissà dove. Quella parola per lui era proprio agghiacciante. Sentiva quasi un senso di panico quando leggeva la parola…all’improvviso…, ma cosa aveva in testa quella benedetta ragazza. Si guardò attorno, una penna gigantesca giaceva lì accanto. Pensò, se riuscissi ad arrivare lì, forse…E iniziò una scalata estenuante, ma ahimè…scivolosa. Scrutò l’oggetto e si accorse che allontanandosi dalla punta il restante corpo della penna appariva opaco, forse… Si avvicinò nuovamente alla parete e questa volta capì che il suo tentativo non sarebbe stato inutile. Le pareti della penna erano ruvide per cui non sarebbe più scivolato. Con grande gioia arrivò in cima alla penna. Notò che l’apparente rotondità della penna era costituita in realtà da sei pareti distinte, i cui punti d’unione erano notevolmente arrotondati. Provò a camminare, felicemente si accorse che da lassù non sarebbe scivolato. Iniziò a passeggiare avanti e indietro.
– Che babbeo che sono, e adesso che sono arrivato qui, cosa risolvo?-
Da lassù riusciva a vedere tutto il quaderno con l’ultima pagina scritta a metà. Che spaventosa estensione! Era quasi un universo, eppure lui così piccolo era consapevole di farne parte completamente, sapeva di essere parte integrante dell’universo stesso. E allora adesso perchè aveva così paura, perchè si sentiva così piccolo, forse perchè adesso si sentiva escluso, quasi un intruso.
– Devo tornare lì dentro a tutti i costi!-
Abbassò la testa e vide la lunga strada che lo conduceva verso la punta estrema della penna. Si girò indietro, la strada per giungere all’altra estremità era ancora lunga. Vicino a lui c’era un piccolo foro, come una botola che portava alla parte interna della penna. Si accorse che avrebbe potuto penetrarvi dentro. Se qualcuno avesse potuto vederlo indubbiamente si sarebbe messo a ridere. Era incredibilmente buffo. Il suo corpo era costituito da un punto interrogativo, la parte inferiore estrema, quella che era separata dal punto, era unita ad una doppia vu , le braccia erano costituite da due virgole con il punto di partenza in alto. Ricordava tanto il personaggio di Braccio di Ferro. Dalla parte inferiore delle braccia partivano due specie di tasche costituite da due pi rovesciate. Nell’incavo delle pi c’erano due sacchetti che contenevano due piccoli gomitolini di filo. La parte terminale del punto interrogativo restava staccata da tutto il corpo e quando lui si muoveva facendo avanzare una dopo l’altra le parti inferiori delle gambe, cioè della doppia vu questo punto solitario rimbalzava in avanti andando spesso a scontrarsi con la parte centrale superiore della doppia vu. Questo inconveniente provocava nel nostro omino un certo nervosismo e questo unito al fatto che non sapeva proprio come risolvere i suoi problemi ce lo fa apparire proprio fuori dalle grazie di Dio. Era arrabbiato con se stesso e con tutto il mondo. Guardò le lettere impresse che costituivano le singole parole e si sedette pensieroso.
– Voi almeno siete lì, e da lì non vi toglierà più nessuno.-
Le lettere lo guardavano di sottecchi ghignando malignamente. Lì vicino una vecchia gomma consumata che assisteva con fare annoiato alla scena esordì:
– Non crediate di essere al sicuro, basta che io passi sopra di voi per rendervi inutili.-
Le lettere si zittirono all’istante. Una effe maiuscola che era notoriamente una lettera molto profonda e aristocratica disse all’omino:
– Vedi tu hai tanta fretta di tornare lì dentro, ma vedi come può essere precaria la nostra esistenza, basta un colpo di gomma per cancellare tutte noi.-
– Da te non potevo aspettarmi altro, nessuno come te in tutto l’alfabeto si da tante arie da saggio conoscitore dell’esistenza. Lo sai cosa ti dico hai la testa vuota come le altre e per giunta anche più lunga. Sei proprio ristretta come tutte le altre, ognuna di voi crede di essere al centro dell’alfabeto e di essere quindi indispensabile. E questo è vero solo in parte. Voi ve ne state li tranquille e non sapete neanche a cosa servite. Mi fate quasi pena!-
– Ma chi si crede di essere questo! – La effe disse indignata. Fecero eco tutte le lettere sbuffando indispettite. L’omino preoccupato tornò a concentrarsi nei suoi pensieri.
– Ehi ragazza sveglia! Martina! Ma quella è proprio partita. Dorme più di un ghiro.-
Se riuscissi a entrare nella penna forse…
Si avvicinò alla botola aperta che portava all’interno e lentamente vi scivolò dentro. Si ritrovò nell’anima della penna, doveva stare molto attento perchè rischiava di scivolare continuamente, essendo questa parete perfettamente arrotondata. Qui era tutto buio, filtrava appena un sottile spiraglio dalla botola che portava fuori e da laggiù, da quel punto estremo cioè dalla parte più importante della penna, quella parte dove usciva l’inchiostro. Si trovava in una specie di tunnel debolmente illuminato. Una strana apprensione lo colse, come un muto timore reverenziale. Dall’inchiostro della penna uscivano tutte le lettere dell’alfabeto. Pensò alla grande importanza di quell’oggetto. Aveva l’impressione di trovarsi alla fonte della sua esistenza, no, si sbagliava, mancava qualche cosa, quella penna era solo il tramite. La penna era un ponte, era un collegamento. La vera fonte era costituita dall’energia che muoveva quello strumento. La vera fonte era la ragazza. Forse! E lui allora che cos’era, non lo sapeva più, aveva paura di essere inutile. No, anche lui era un tramite. Pensò alla stupidità delle lettere che da sole non valevano niente e si credevano il centro del mondo, e lui che riusciva a vedere l’armonia creata da tutto l’alfabeto, lui che riusciva a capire tutto non riusciva a darsi delle arie, anzi non sapeva nemmeno più chi era. L’aveva poi mai saputo?
– Eppure devo trovare il modo per dimostrare che sono utile anch’io!-
Uscì di nuovo dalla botola superiore e si guardò attorno, la ragazza dormiva sempre. All’improvviso si accorse di avere le tasche vuote, i suoi gomitolini si erano consumati.
– Sono proprio finito, se non si sveglia quella ragazza io sono proprio finito.-
Riprese a vagare stancamente sul foglio, ormai non aveva più paura neppure dell’abisso. Si sentiva vuoto, sapeva di esistere e di essere utile, ma adesso utile per chi? Quell’omino baldanzoso che ricordava Braccio di Ferro, adesso sembrava un vecchio barbone stanco, anche il suo punto estremo non rimbalzava più, si trascinava stancamente.
Si adagiò vicino all’ultima lettera speranzoso, non poteva fare altro. Restò in attesa.
Si stava cullando nella sua tristezza quando all’improvviso si sentì nuovamente vivo, quasi elettrizzato.Il suo corpo era teso come a ricevere nuovi stimoli, sentì una potente forza di attrazione, si sentiva inesorabilmente calamitato verso la ragazza, quasi come in un vortice. Si sentiva risucchiare da una forza superiore, il suo corpo si assottigliava sempre più. Piano piano aveva l’impressione di perdere le sue fattezze e di diventare quasi lineare, quasi come un filo e poi lentamente il suo colore svaniva. Si sentiva soave, leggero, impalpabile. Aveva perso le sue forme naturali eppure si sentiva ben vivo. Ormai era diventato trasparente. Ora si che si sentiva di nuovo in forma, carico di energia e pronto a rimettersi al lavoro.
La ragazza si era svegliata. Era ora, pensò, ma ormai non era più arrabbiato, non gli importava proprio più niente. Si era accorto di vivere nel pensiero della ragazza, era totalmente in simbiosi con lei.
Iniziò a battere le ore la vecchia pendola di casa, seguita a ruota dal campanile della chiesa. La ragazza si svegliò ai primi rintocchi e si accorse di aver dormito per parecchio.
– Che strano sogno! Sembrava quasi che le lettere scritte volessero svegliarmi! Dovrò tentare di frenare la fantasia.-
Iniziò a rileggere il suo racconto mentre i rintocchi del campanile cessavano di battere.
Lo gnomo vagabondo
– Vieni fuori di lì! –
– No! –
– Esci subito di lì! –
– Non ci penso neanche! –
Il piccolo gnomo buffo stava tentando disperatamente di uscire dal quaderno di Martina, quaderno che lei aveva chiuso e riposto in uno scaffale della grande libreria.
– O vieni subito fuori di lì, o io mi lascerò cadere lungo la copertina e tu andrai a finire dritto a spiaccicarti sul muro. –
– Va bene, va bene, mi arrendo. Ma mi vuoi spiegare lo scopo di tutto questo andare e venire, io sono stufo, sono un punto e quindi devo stare fermo. –
– Tu intanto non sei un punto, ma semmai un punto interrogativo, quindi non illuderti di essere tanto stabile, e poi che c’entra che tu sei un punto, tu fai parte di me e quindi devi seguirmi. Se poi hai tanta voglia di protestare, prenditela con Martina, lo sai che ha di nuovo piantato lo scritto a metà e poi tanto per complicarmi di più la vita ha addirittura chiuso il quaderno. –
Nel mentre il punto estremo dello gnomo si era deciso a fuoriuscire dalle pagine del quaderno.
– Sono stufo di girare. – disse saltellando dietro al piccolo gnomo.
– Senti chi parla, cosa dovrei dire io, addobbato come un Babbo Natale e con un punto brontolone che mi rimbalza dietro al fondoschiena e tutti che ridono alle mie spalle! –
Il piccolo punto ghignava malignamente.
– Di bene in meglio, non solo devo combattere con Martina, ma ora anche con te, che fai parte di… purtroppo. –
Lo gnomo avanzava pericolosamente in bilico sul dorso del quaderno e il piccolo punto rimbalzava con insolita “allegria”, andando a scontrare il fondoschiena dello gnomo.
– Piantala! –
– Cosa vuoi dire? –
– Voglio dire che mi dai sui nervi, se non la pianti chiamo la gomma. –
– Bravo, quella non vede l’ora di cancellare anche te, ti sei accorto che simpatia ne riscuoti veramente poca? –
– Va bene, facciamo una tregua per il momento, devo riordinare le idee. –
Così dicendo era arrivato, arrancando, alla fine del dorso del quaderno. Si fermò all’istante non appena si accorse che davanti a lui si perdeva un grande vuoto e sotto di lui uno spaventoso abisso. Martina aveva riposto il quaderno nell’ultimo ripiano della libreria. Una distanza abissale separava il nostro gnomo dal pavimento.
– Oddio, mi vengono le vertigini. Sapessi almeno dove andare! –
La libreria era zeppa di libri stipati all’inverosimile ragion per cui avrebbe potuto vagare, saltellando da un libro all’altro. Più facile a dirsi che a farsi perché, ahimè, non tutti i libri erano della stessa altezza.
Decise allora di scendere al livello del ripiano, da lì avrebbe poi deciso dove andare, aveva infatti notato che c’era un certo margine dal limitare dei libri al limitare dello scaffale, ragion per cui aveva tutto lo spazio per poter vagabondare tranquillamente.
– Che Dio me la mandi buona! –
Si lasciò scivolare dal bordo del quaderno e in breve si trovò a livello del ripiano. Si controllò: apparentemente tutti i suoi componenti erano al loro posto.
– Accidenti a te! – sbuffò lo gnomo.
Sembrava avesse preso una potente scossa elettrica tanto fu repentino lo scatto verso l’alto che si trovò, involontariamente, a compiere. Il suo punto estremo era arrivato in picchiata e aveva colpito la sua parte estrema!
– Si può sapere perché devi stare così distante da me, accidenti a te, vuoi capire o no che siamo una cosa sola! –
– Questo lo dici tu, io sono un punto e posso stare anche da solo! –
– Tu non sei solo un punto, devi seguirmi e basta! –
– Uffa, non ne ho voglia, sono stufo. –
– Non mi interessa un accidenti se sei stufo, sono stufo anch’io e allora anche se sto fermo non risolvo niente, armati di pazienza e seguimi. –
Lo gnomo iniziò ad avanzare faticosamente. I suoi movimenti erano alquanto impacciati. Come alternava nel movimento le gambe della doppia vu i microscopici gomitolini di filo contenuti nelle sue piccole tasche si srotolavano e lasciavano andare il filo dietro di loro, ma il pericolo consisteva in questo: ogni volta appunto che le gambe avanzavano, le tasche danzavano in maniera incontrollata, per cui non era raro che il filo che ne fuoriusciva andasse ad impigliarsi nelle suddette gambe, ragion per cui lo gnomo rischiava di venire strangolato nei movimenti dal suo stesso filo. C’è inoltre da dire che le sue braccia fatte a virgola erano di ben scarso aiuto nell’opera di scioglimento. Da questi piccoli preamboli possiamo immaginare come l’umore abituale del nostro gnomo fosse prevalentemente se non quasi esclusivamente, nero!
– Piantala, adesso, datti una regolata. –
Il piccolo punto saltellava allegramente, infischiandosene tranquillamente delle lamentele dello gnomo.
– Calmati, non innervosirti, non ne vale la pena, tanto non ti aiuterà nessuno. –
Così andava dicendosi il nostro gnomo, cercava così di darsi coraggio da solo!
– Che libreria di lusso! – Avanzando, si guardava in giro, naturalmente era sempre in cerca di idee, anche se non aveva la più pallida idea di che cosa avrebbe trovato, e nemmeno di che cosa andasse cercando.
Osservava i libri ordinatamente riposti, molti di questi mettevano in evidenza eleganti copertine e alcuni di loro avevano i titoli incisi a lettere d’oro. Queste lettere addirittura parevano brillare. Gli venne spontaneo paragonare lo splendore di tali lettere con i gioielli che aveva visto a volte al collo e alle mani di Martina. Non aveva l’impressione che potesse essere la stessa cosa perché se i gioielli che Martina portava erano indubitabilmente preziosi, quei particolari tomi a lettere d’oro ispiravano un senso di grande dignità, era convinto che la loro preziosità andasse ben oltre l’apparenza esteriore.
Aveva comunque capito che si trattava di libri di poesia. Adesso si sentiva più sereno, aveva preso un’andatura regolare, anche il suo punto estremo rimbalzava regolarmente. La vista di tutti quei libri gli dava un senso di pace, si sentiva in un ambiente familiare, era sicuro che lì non avrebbe potuto perdersi, sicuramente qualche cosa avrebbe trovato. Non era neppure più molto arrabbiato con Martina, perchè seppur involontariamente, costringendolo ad uscire dal suo quaderno, gli permetteva di ampliare i suoi orizzonti.
– Strano però, risulta difficile credere che una ragazza sbadata come Martina possa essere così ordinata! – si disse fra sé ammirando l’ordine che regnava nella libreria.
– Questo sì che dev’essere un libro importante! –
Un grande libro dalla copertina di pelle parecchio consumata troneggiava sugli altri. Delle grandi lettere d’oro brillavano sulla copertina opaca. Il titolo era formato da sei grandi lettere, null’altro: Bibbia.
– Questo non è un libro importante, questo è il libro più grande che sia mai esistito. E’ letto da migliaia di anni ed è stato letto da una moltitudine infinita di uomini. Comunque ti dirò: non farti ingannare dalle apparenze, non servono lettere d’oro a dare credibilità al contenuto, sai anche se fosse stampato su carta straccia resterebbe sempre il più grande libro che sia mai esistito e che mai esisterà al mondo. Non guardarti in giro, sono quassù e sono uno gnomo come te, aspettami scendo. –
Così dicendo ecco calarsi da una piccola fune uno gnomo dall’aspetto, per così dire, umano. Questa piccola fune era in realtà un segnalibro, anzi il segnalibro che era rimasto nella parte esterna del tomo.
– Salve piccolo gnomo, eccomi qui a tua disposizione, sarò la tua guida, non hai che da chiedere ed io se ne avrò la possibilità cercherò di soddisfare ogni tua richiesta. –
– Ma tu sei uno gnomo come me? Tu però assomigli ad un uomo, io invece sono un ammasso di lettere e segni di punteggiatura. Sai è la prima volta che qualcuno non ride di me. Ma tu non mi trovi buffo? –
– Che vuol dire buffo? Possiamo essere tutti ridicoli, l’importante è che ognuno si comporti nella maniera a lui più consona. E poi posso dirti una cosa, quando qualcuno ride di noi, dentro di sé ha sempre una certa dose di malignità o di invidia. Se qualcuno ti prende in giro vuol dire che ti vuole provocare, sta solamente a te dargli o meno soddisfazione. –
– Sai mi sembri molto saggio. –
– Come ti ho detto cerco di comportarmi nella maniera più giusta. Tu mi chiedi se non ti trovo buffo, ma tu sai quanti gnomi mille volte più strani di te ho visto nella mia lunga vita? –
– Da quanto tempo esisti? –
– Ma, potrei dire che il tempo sia nato con me! –
– E tutti questi gnomi che hai conosciuto che cosa cercavano? –
– Naturalmente cercavano tutti delle informazioni e io cercavo di aiutarli. Non sempre però potevo aiutarli veramente e loro spesso si arrabbiavano con me. –
– Ma se sei così vecchio come dici, possibile che tu non sia in grado di aiutare dei poveri gnomi sprovveduti? –
– Sai non è così semplice, io non posso rivelare delle risposte, posso solo cercare di indirizzare nella maniera giusta ogni ricerca che viene compiuta.-
– Vorresti dirmi che tu conosci tutte le risposte ma non le puoi rivelare? –
– Certo, proprio così, le vere risposte sono contenute qui, ma ognuno deve imparare a cercare da solo. –
– Scommetto che nel tuo tempo libero ti diletti a risolvere rebus. –
– Cosa hai detto? Io non ho tempo libero. –
– Niente, scherzavo, che cosa contiene la Bibbia? –
– Potrei dire semplicemente che contiene la storia degli uomini e del loro Dio. –
– Mi vengono i brividi. –
– Ne hai ben ragione. Sai sembra che questo libro non abbia mai fine, ti dirò sinceramente che anch’io spesso rimango affascinato dai grandi contenuti. –
– Se è la storia di tutti gli uomini allora lì dentro c’è anche Martina. –
– Certamente, ma non come immagini tu. Non troverai certo il suo nome, la sua data di nascita e altri dati simili, ma si possono trovare molte risposte. Certamente tali risposte possono essere rivelate solo se chi le cerca possiede anche il dono della fede in Dio. –
– Allora io posso cercare? –
– Dipende tutto dalla volontà di Martina. –
– Certo hai ragione, ma secondo te Martina ha la volontà di ricercare delle risposte? –
– Credo proprio di sì, anche perché ha una fede immensa, anche se non se ne rende conto. –
– Perché dici che non se ne rende conto? –
– Perché è ancora convinta che per avere fede sia necessario essere come minimo dei martiri. Comunque non posso andare oltre perché ti confonderei le idee, mentre tu non hai la possibilità di interferire nella sua volontà. Devi solo lasciarti andare, stare sereno e seguire il tuo istinto, cioè l’istinto di Martina ben inteso. Se la ricerca verrà effettuata nel modo dovuto, ti assicuro che le risposte verranno date. –
– Tu credi che il mio nervosismo sia di ostacolo? –
– Certamente non è un aiuto, cerca di essere più ricettivo. –
– D’accordo gnomo, allora vediamo se posso essere di qualche aiuto Martina. Tu mi hai detto che questo libro contiene la storia degli uomini e del loro Dio, mi hai anche detto che lì c’è anche Martina ma non troverò mai le sue generalità. Questo vuol forse dire che quello che posso trovare potrebbe avere a che fare col pensiero? –
– Fuochino. –
– Cosa vuol dire fuochino? –
– Vuol dire che sei vicino alla verità. –
– Allora vuol dire che questo libro contiene il pensiero degli uomini. –
– Bravo! –
– Tu mi hai detto che questo libro è molto consultato, vuol dire che chi lo legge cerca delle risposte o vuol fare dei paragoni. –
– Esatto. Ti do solo un piccolo aiuto, considera sempre che il pensiero è legato comunque all’azione. –
– Vuol dire che il pensiero può influenzare il nostro modo di agire, cioè l’agire degli uomini? –
– Sicuramente. –
– Ricapitoliamo, questo libro è letto da migliaia di anni, perfetto, allora vuol dire che le risposte sono già state trovate, non può essere diversamente. –
– E’ proprio qui che ti sbagli, caro il mio gnomo, in migliaia di anni neppure i più grandi, approfonditi studiosi sono riusciti a dare delle risposte. –
– Ma allora a cosa serve studiare tanto se poi non si riescono a trovare delle risposte soddisfacenti? –
– Ti confesso che a volte me lo chiedo anch’io. –
– Dimmi la verità se puoi, esiste qualche persona che abbia trovato un aiuto da questo libro? –
– Sì. –
– Sì e basta? –
– Sì e basta. Posso solo aiutarti ed è già fin troppo! –
– Tu mi hai detto che il pensare è legato all’agire. Intendi forse parlare di coerenza? –
– Complimenti! Niente male per un piccolo gnomo come te! –
– Allora vuol dire che mi sto avvicinando alla verità? –
– Coerenza, caro gnomo, ricordati questa piccola parolina che hai centrato in pieno. –
Lo gnomo iniziò a passeggiare avanti e indietro con insolita baldanza.
“Bene, bene, stiamo facendo progressi” si disse in cuor suo.
– Ehi mi hai preso per una trottola, mi stanno venendo i capogiri! –
– Non farmi ridere, un punto che abbia i capogiri, sei ridicolo! Nessuno parla tanto come te, è il colmo dei colmi. Ti rendi conto che il tuo segno indica comunque una fine e tu continui a parlare, è proprio vero che al mondo va tutto alla rovescia. Non sei coerente, ecco cosa direbbe lo gnomo della Bibbia. –
Lo gnomo della Bibbia si stava proprio divertendo nell’assistere a quella scena.
– Ma ti rendi conto della fatica che devo fare, caro gnomo, oltre a lottare con Martina, devo discutere anche con questo punto che rimbalza come vuole e ha sempre da sindacare le mie decisioni. Qualsiasi movimento faccia, lui ha sempre qualcosa da obiettare. –
– Ma caro il mio gnomo, questo dovrebbe farti riflettere. Abbiamo parlato di coerenza, ma dimmi, come potrebbe esserci coerenza in te se proprio dentro di te non c’è armonia. Tu stai cercando delle risposte e nello stesso tempo stai lottando faticosamente con il tuo punto estremo. Non hai sufficiente serenità per valutare le risposte che cerchi. –
– Ma come potrebbe esserci armonia in me se questo punto mi rimbalza contro il fondoschiena e mi manda su tutte le furie? –
– E tu non andarci su tutte le furie, impara ad accettare il tuo punto, vedrai che se ti dimostrerai più paziente alla fine qualsiasi acrobazia possa fare non ti scombinerà più.
– Vuoi dire? –
– Certo che voglio dire. –
– Vuoi dire che se riuscirò a fare questo sarò coerente? –
– Se imparerai a fare questo, intanto sarai diventato più sicuro di te e poi ti potrai indirizzare con più decisione verso quelle risposte che vorresti conoscere. –
– Quindi secondo te, io dovrei ignorare il mio punto estremo, ma credi che sia facile?
– Hai detto bene caro gnomo, ignorare il tuo punto. No, non credo che sia facile, ma è l’unica via. d’altra parte dimmi, non è forse più comodo per te vivere nel pensiero di Martina? Ma naturalmente, quando ti trovi a vagare materialmente tra libri e suppellettili varie scopri che esistono anche degli ostacoli. Il progredire sta’ proprio in questo, nel superamento delle difficoltà. –
– Tu li chiami ostacoli, ma sapessi che rabbia mi fa venire. E’ assurdo, se il mio punto estremo fa parte di me per quale oscuro motivo mi deve ostacolare? –
– Pazienza, caro gnomo, bisogna imparare ad avere pazienza. –
– Pazienza? Per sopportare il mio punto dovrei diventare un santo! –
– Benissimo e tu diventalo! –
– Fai anche dello spirito, eh? –
– Ti assicuro che non è assolutamente mia intenzione prenderti in giro. Cercherò di spiegarmi meglio. Quando tu vivi nel pensiero di Martina, per te non esistono difficoltà di sorta, vero? –
– Certo, quando sono nel suo pensiero vivo in simbiosi con lei, è una dimensione fantastica, oserei dire che corrisponde ad uno stato di perenne beatitudine. –
– Bene e qui siamo riusciti a chiarire quella parte della tua vita in cui non hai delle caratteristiche materiali e quindi non sei visibile agli occhi altrui. Sai è molto bello che tu conservi il ricordo di questa dimensione perché ti assicuro che capita molto, molto di rado. Allora consideriamo adesso la tua vita materiale: tu hai il grosso problema del tuo punto estremo. Allora tu sai che questo periodo non sarà eterno… –
– Lo spero proprio per il mio bene! –
– Non ti preoccupare passerà fin troppo in fretta. –
– Questo lo dici tu, perché non hai il mio problema. –
– E’ qui che ti sbagli, questo è un problema solo perché tu lo vedi tale. Ma credi di essere l’unico gnomo a questo mondo ad avere dei problemi? Tu credi che io non ne abbia? Ma questo è il mio compito, aiutare gnomi furibondi come te. Tu credi che per me sia divertente? A volte non lo è affatto, ma è il mio compito e devo accettarlo, ma cerco solo di vederne i lati positivi, per esempio vedo che se riesco ad aiutare te e indirizzarti nella giusta maniera, avrò poi uno gnomo brontolone in meno e forse potrà scapparci anche qualche conversazione piacevole. –
– Mi fai una rabbia! Tu vedi i lati positivi in tutto! –
– E tu vedi solo i negativi. –
– Ti ripeto che il progresso sta’ proprio in questo: superare le difficoltà della vita. Dimmi se tu sei cosciente che le difficoltà sono passeggere, perché ostinarti a rimuginarci sopra? Ricordati tutto quanto ha stretta relazione con la vita materiale ha un termine, tutto ciò che possediamo lo dovremo abbandonare prima o poi e allora perché tanto affannarci a fissare solo delle mete materiali in questa vita se non avranno nessuna consistenza nella vita spirituale? Ti assicuro che sarebbero per noi una inutile zavorra. –
– Ma tutto questo che attinenza ha con il mio punto estremo? –
– Se tu ci pensi bene, fa parte di quella zavorra che ti dicevo prima. –
– E poi come fai a dire che la mia vita sarà fin troppo breve? –
– Perché è vero, anche se fossimo armati delle migliori intenzioni la vita materiale resta comunque breve per compiere quello che potremmo. Ricordati che solo nella vita materiale la nostra volontà si può manifestare nell’azione. Quindi questa vita ha un’importanza capitale. Quando vivi nel pensiero di Martina ti sembra di essere in paradiso, ti senti come un pesce sospinto dalla corrente che non può fare a meno di seguire è però felice perché sa di trovarsi nel suo elemento. Mentre qui adesso ti senti come un pesce fuor d’acqua, però sai che nonostante il tuo agire sia influenzato dal pensiero di Martina, hai anche una certa libertà d’azione che ti permette di scegliere se curiosare un libro oppure no e via discorrendo. Ricordati ciò che ti ho detto all’inizio: le tracce esistono, ma sta’ solamente a te, ed è di importanza vitale, saperle riconoscere. –
Lo gnomo incominciava a sentirsi strano e confuso.
– I miei poveri gomitoli sono esauriti, sai mi davano così fastidio all’inizio, e precisamente prima di incontrarti, poi mi sono completamente dimenticato di loro, chissà come ho fatto? –
– Vedi caro gnomo questo è un altro punto su cui dovrai riflettere. –
– Ma perchè sei sempre così enigmatico? –
– Perché è di vitale importanza che tu arrivi da solo alle conclusioni. Ricordati le giuste tracce alla fine ti condurranno alla verità. Nessuno ti dovrà dire: tu dovrai fare così o colà, se ti diranno così, facilmente ti vorranno ingannare. Ricordati la verità sta’ dentro di noi, bisogna solo saperla riconoscere. –
– Se la verità sta’ dentro di noi, allora a cosa serve la Bibbia? –
– Povero gnomo, quanta strada ancora dovrai fare. Rifletti, pensa, ragiona. Sempre. –
“Sempre”. Quell’ultima parola aveva contribuito ad aumentare la sua confusione.
– Oh, povero me, non ci capisco più niente. –
– Non temere ci sarà tanto tempo! –
– Che vuol dire “ci sarà tanto tempo”, ho l’impressione di non averne veramente più a disposizione. Martina mi sta’ chiamando. –
– Non temere ne avremo tanto, anzi la prossima volta che ci incontreremo non ti ricorderai più di avermi già conosciuto. –
– E’ impossibile, io non ti scorderò mai. –
Queste parole lasciarono lo gnomo in un grave stato di prostrazione. Ed ecco di nuovo quella sensazione celestiale. Si sentiva vivo più che mai, si rendeva conto di perdere le sue naturali fattezze. Era attratto come in un vortice verso la ragazza, il corpo si assottigliava sempre di più e diventava trasparente, ma quasi luminoso. Si sentiva carico di energia e con la forte volontà di rimettersi al lavoro.
Martina scrutava i libri ordinatamente disposti nella sua libreria. Finalmente ritrovò il quaderno, dove sovente scriveva le sue considerazioni personali.
Era un pungente pomeriggio di novembre, le foglie variopinte dei platani si staccavano per l’ultimo viaggio. Era una danza gioiosa diretta dal vento pietosamente complice. L’ultima della loro vita.
Martina camminava lungo il viale dei platani. Le foglie cadute. No, non erano morte, i suoni prodotti dai passi di Martina erano le voci, che ancora non avevano finito di parlare.
Si fermò un attimo a riflettere. Ma quale importanza avrebbero avuto le voci delle foglie morte. Avevano importanza solo per lei o avrebbero avuto importanza anche per altri? Le piaceva immaginare che queste considerazioni potessero essere di utilità anche per altri. D’altra parte si disse “tutto l’universo parla, non è però altrettanto vero che tutti gli umani anche se dotati di intelligenza siano in grado di interpretare tali voci”. Decise di proseguire nello scrivere ciò che il suo istinto le suggeriva. D’altronde il mare non è forse formato da gocce? Perché allora non credere alla grande importanza che ogni singola goccia possa avere?
Un inconsapevole progresso
(Dalla lettura delle Fondazioni di Santa Teresa d’Avila apprendiamo che quando la creatura si è uniformata alla sostanza e alla volontà del Creatore diventa essa stessa creatore.)
“Quando la creatura si è uniformata alla sostanza e alla volontà del creatore diventa essa stessa creatore…”
– O povero me, povero me, povero me! mi sembra quasi di avere mal di testa, ah no, no, no, non posso avere mal di testa, non ho la testa! o forse si? No, non è possibile. O che confusione! Ma perché questa benedetta ragazza mi deve creare tanti problemi? Guardala lì, scrive una frase, la pianta a metà e poi cosa fa? puntini, puntini, puntini. Martina ti odio! Gira e rigira, mi tocca sempre sbrogliare la matassa, proprio io che dimestichezza ne ho veramente poca. Ma poi dico, ma che razza di frase ha scritto: creatura, creatore, sostanza, volontà? e che è, mai che le capiti di scrivere delle ricette gastronomiche o delle barzellette… –
– Bè sai, per quelle non dovrebbe pensarci molto, probabilmente lo scritto verrebbe terminato senza interruzioni, non credi? –
– E tu chi diavolo saresti? –
– Guardati allo specchio! –
– Cosa guardarmi allo specchio? –
– Dai guardati senza creare tanti problemi, brontolone! –
– Brontolone, io? ma come ti permetti? –
– Mi permetto e come, ti conosco troppo bene! –
– Se pensi di prendermi in giro… – disse lo gnomo dirigendosi faticosamente verso un grande specchio che era in realtà la cornice argentata di un portaritratti reso lucente da un’accurata recentissima pulizia.
Lo gnomo rimase ammutolito, vedeva chiaramente un altro sé stesso, uno gnomo esattamente uguale a lui, dietro di lui; pareva leggermente più grande, le fattezze erano uguali, addirittura parevano quasi più nitide pur essendo in realtà di un colore che pareva quasi incolore, come dorato, quasi luminoso. Eppure ben reale…
– Bé, non hai niente da dire, dai su non é da te non trovar parole! Non ti sarai per caso spaventato? –
– Che spaventato io, ci vuol ben altro! –
– Ah, volevo ben dire. Va bé se non hai niente da dire torna pure alle tue mansioni, fai finta che io non ci sia. –
– No, no, aspetta. Ma tu chi sei? –
– Domanda superflua, ricordi? E’ meglio perdere l’abitudine di far domande stupide. –
– Questo devo averlo già sentito. –
– Sicuro che l’hai già sentito. –
– Ok, ti chiedo umilmente di aiutarmi a capire… –
– Bravo, vedi così va molto meglio. Pensa sempre prima di parlare a vanvera. Allora ti dirò che io sono quella parte di te che ti deve aiutare a capire. Sei sempre brontolone, ma posso dirti che ultimamente hai fatto notevoli progressi. Una volta avevi dei grandi problemi col tuo… cioè dovrei dire col nostro, punto estremo.
Ti ricordi, eri sempre furibondo perché rimbalzava a casaccio e ti procurava dei piccoli fastidi. –
– Piccoli? lo dici tu che erano piccoli! Erano enormi, ma sai cosa ho fatto? ho deciso di dargli uno schiaffo morale e di ignorarlo, così la finirà di farmi i dispetti . –
– Bravo, come ti ho detto hai fatto progressi! –
– Avrò anche fatto progressi come dici tu, ma mi sembra di camminare sulle sabbie mobili. –
– Non ti preoccupare è solo apparenza, se fossi veramente sulle sabbie mobili saresti già affogato. –
– Non riesco a capire dove voglia andare a parare Martina. –
– Ti ricordi lo gnomo della Bibbia? –
– Lo gnomo della Bibbia? ma cosa stai dicendo, chi è lo gnomo della Bibbia? –
– E’ uno gnomo molto saggio che hai conosciuto molto tempo fa e con cui hai avuto uno scontro, verbale sottinteso, strano a dirsi vero? –
– Sarà, ma io non ricordo affatto. –
– Va bene ti rinfrescherò la memoria. Ti ricordi la Bibbia è il grande libro che contiene la storia degli uomini e del loro Dio? –
– Aspetta forse ora ricordo… –
– Meno male! –
– Sì, ora ricordo, ma come ho fatto a dimenticare? –
– Non preoccuparti, è naturale dimenticare… –
– Ora ricordo, aspetta, ha parlato di tracce e ha detto che ognuno di noi deve imparare a cercare a trovare da solo. O povero me, povero me, povero me. Ma questo è peggio di un indovinello. –
– Bè perché non fai finta che sia una specie di caccia al tesoro, dopotutto che cos’hai da perdere, qualsiasi buona intuizione tu possa avere, non ti procurerà altro che delle soddisfazioni. –
– Uffa, ma che fatica, ma perché non posso vivere tranquillamente nel pensiero di Martina? –
– Tu vivrai nel pensiero di Martina, ma solo quando avrai compiuto il tuo dovere. E’ comodo per te essere cullato nel suo pensiero senza faticare, ma ricordati che tutto quello che abbiamo di buono ce lo dobbiamo meritare. Nulla ci viene regalato a questo mondo, ogni progresso ci costa fatica, ce l’ha insegnato Dio, e allora altrimenti che progresso sarebbe, resteremmo sempre allo stesso punto e per fare questo non occorre nessuna fatica. Resteremmo beati spettatori inconsapevoli, io credo sia meglio partecipare in qualità di attori, non credi? –
– Come potrei dirti di no? seguendo il tuo ragionamento non posso che darti ragione.
– Attento rifletti non è solo il mio ragionamento… –
– Hai ragione, a questo punto Martina direbbe ‘rimbocchiamoci le maniche’. –
– E allora ‘rimbocchiamocele’. –
– Non è un compito semplice aiutare Martina. –
– Se lo fosse, non avrebbe bisogno di te, non credi?
Questo pensiero ti dovrebbe consolare, considerando l’importante aiuto che le puoi fornire. –
– Già, allora sono importante anch’io. –
– Finalmente l’hai capito, ce n’è voluta! –
Il nostro piccolo gnomo a questo punto sembrava avesse acquisito una insolita agilità.
– Non darti troppe arie, è controproducente. –
– Potrò essere almeno contento di aver capito qualcosa! –
– Certo, ma ti consiglio di tenertelo per te, il progresso procura invidia il che non ti sarà di utilità. –
– Ma scusa io dovrei fare tanta fatica per cercare di capire e poi ciò che ho scoperto lo dovrei tenere per me? –
– Non lo tieni per te, quello che scopri viene assimilato da Martina e lei lo potrà scrivere, e poi vedi non è importante nemmeno Martina, quello che importa è il suo pensiero che può essere di utilità ad altre persone. Tu devi solo ringraziare il cielo di aver avuto questa opportunità e ciò ti deve bastare, ti assicuro che puoi considerarti molto fortunato. –
– Forse potrò considerarmi fortunato nel momento in cui avrò capito. –
– Forse, ma credo che potresti cominciare già da ora! –
– Già…chissà cosa sta facendo ora Martina? –
Martina proprio in quel momento era davanti alla finestra della camera e stava osservando un forte temporale estivo. Si trovava in montagna, era in vacanza. Per lei anche quel noioso temporale costituiva fonte di ammirazione e di riflessione. Un forte vento scuoteva prepotentemente gli alberi tanto che spesso aveva la sensazione che alcuni di loro potessero quasi spezzarsi. Una pioggia inesorabile penetrava ogni anfratto del bosco appesantendo notevolmente l’erba dei prati. Osservava attentamente quei poveri alberi e le pareva quasi di poter condividere quel grande tormento che stavano subendo. Sì, in quei momenti le sembrava impossibile che il sole potesse tornare a risplendere. Eppure quegli alberi al cessare del vento parevano maggiormente ritemprati come se quella bufera fosse necessaria e loro lo sapessero. Quando si trovava ad ammirare quelle normali espressioni della natura, che lei definiva prodigi come se la loro essenza avesse del soprannaturale, perdeva completamente la nozione del tempo. Ed infatti quasi non si era accorta che la forte pioggia aveva cessato di battere, ed ora un forte vento stava disperdendo le nubi del cielo. In un tempo incredibilmente breve ritornò a risplendere il sole. Vedeva tutto con occhi nuovi, una nuova nitidezza avvolgeva le immagini che si affacciavano alla sua vista. Il ricordo della bufera era ancora vivo, anche se in quell’attimo quasi le pareva impossibile che anche solo poche nubi potessero oscurare il suo orizzonte.
Si chiedeva per quale motivo dovesse essere così triste nel pensare alla sofferenza degli alberi in preda alla bufera. Sì, perché lei delle bufere non aveva timore, ma poi capì che quegli alberi vivevano anche grazie alle bufere.
Se ogni mattino avesse visto il sorgere del sole ed ogni sera ne avesse visto il tramonto, quei poveri alberi si sarebbero in breve tempo disidratati e avrebbero finito col morire. Furono sufficienti quelle ovvie constatazioni per calmare il suo nervosismo.
La vita avanzava anche in ragione delle bufere. Gli alberi poi, radicati come erano nel loro naturale elemento non potevano certamente sfuggirvi. Gli esemplari vegetali non possiedono certo la libertà di scelta che abbiamo noi. Libertà di scelta! Eppure a volte l’uomo provoca delle bufere che hanno una portata ben superiore di quelle provocate dalla natura. E allora la nostra libera scelta non sembra affatto che sia indirizzata verso il bene…Ma non sta proprio forse in questo la libertà?
Le venne in mente l’ultima frase che aveva annotato sul quaderno ‘quando la creatura si è uniformata alla sostanza e alla volontà del Creatore diventa essa stessa creatore…’, no, in quel momento il suo pensiero le appariva oscuro, non riusciva a proseguire. Mancavano ancora dei collegamenti. Il meccanismo le sfuggiva. Vedeva qualche minima attinenza col regno naturale, ma le cose dovevano stare diversamente. Decise di uscire per fare una passeggiata, il tempo era particolarmente invitante…
– Uniformarsi alla volontà del creatore… ma, questo vuol dire che anche la sua volontà è uniformata alla nostra! Ma allora, la creatura non ha bisogno di cercare o scegliere altra strada perché questo impulso parte dal creatore e se parte dal creatore sarà egli stesso che si prenderà il compito di indirizzare verso il percorso più idoneo! Ma allora se è possibile raggiungere la perfetta conformità col volere del creatore significa per la creatura la completa accettazione delle prove. O povero me, povero me, mi si spacca davvero la testa. Ma cos’è questo creatore? E’ creato o non è creato, e no! Se creatore è creatura vuol dire che il creatore è in ogni creatura, quando è creato! o no? Forse il creatore in realtà è increato mentre la creatura è una manifestazione della sua volontà, ma se è una manifestazione della sua volontà allora egli stesso è davvero creatura! Questo è uno straordinario rompicapo. E chi ne esce più? Ma perché creare tanti problemi? Se la creatura è sulla via del creatore e viceversa altro non resta che abbandonarsi a questa via, E sì, ma non è per niente facile. La massima accettazione della volontà del creatore comporta una grande abnegazione. –
– Ma cosa credi, di essere venuto qui per vivere come un nababbo? anche tu vivi bene nel pensiero di Martina, ma adesso sei qui che ti stai arrovellando la testa, non credo che tu sia contento? –
– Non sono contento, ma a questo punto sono proprio curioso anche se ho la netta sensazione di essere in un vicolo cieco .
– Forse non hai torto, forse sei davvero in un vicolo cieco. Comunque devo farti i miei complimenti. –
– E perché di grazia ti scomodi a formi i tuoi complimenti visto che di solito riesci sempre a criticarmi? –
– Semplice, ti faccio i miei complimenti perché te li meriti, stai facendo dei progressi e proprio in questo sta il superamento delle difficoltà. Inoltre stai dimostrando la volontà di aiutare Martina e in questo ti stai uniformando alla sua volontà. –
– Già mi piacerebbe proprio capire in cosa consiste questa sua volontà? –
– Questa sua volontà consiste in mille piccole cose, nel desiderio di trovare delle risposte. –
– Credo di aver esaurito la mia capacità di comprensione. –
– Credi, sai spesso quando si fa parte di una realtà si stenta a comprenderne la portata, forse è più semplice valutarla quando se ne è al di fuori. –
– Ma se io ne sono dentro e non la capisco, allora a cosa serve esserne dentro? –
– Bé se tu sei dentro ad una realtà significa che la vivi anche se stenti a comprenderla. –
– Senti siamo proprio arrivati alla frutta, adesso proprio non ci capisco più niente. –
-Aiutooo, sono diventato matto, ci vedo doppio! –
Il nostro piccolo amico gnomo si stava riprendendo a fatica, quel giorno subiva uno shock dopo l’altro. Aveva perduto i sensi davanti a quella grande parete riflettente in cui aveva visto o aveva creduto di vedere il suo essere sdoppiato, si era molto spaventato perché era venuto a contatto con una realtà che ancora non conosceva, ma quello che più lo infastidiva era quel forte mal di testa che stentava a sparire. Non vedeva l’ora di tornare nel pensiero di Martina ma si sentiva un po’ depresso perché aveva il timore di non esserle stato d’aiuto.
Quella passeggiata era stata davvero provvidenziale, adesso Martina non vedeva l’ora di ritornare a casa. Aveva l’impressione di avere proprio un mucchio di cose da scrivere.